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Fake News: come corrono ai ripari l’Italia e il resto del mondo?

09/11/2017
Claudia Prosperi
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Entri in Facebook,
scorri velocemente tra le varie notizie della bacheca…

Alt!
Qualcosa, all’improvviso, ha catturato la tua attenzione: il nome del tuo cantante preferito, associato alla frase “non ce l’ha fatta“!

 

Clic!
Apri l’articolo, ti accorgi di avere gli occhi sbarrati e la bocca spalancata.

3… 2… 1…

Phew! Sospiri. Ti sono bastati pochi secondi per capire che si trattava di un link volutamente ambiguo: il tuo idolo è sano come un pesce,
semplicemente “non ce l’ha fatta” a vincere l’ennesimo premio di settore.

…adesso ti senti un po’ stupido per averci creduto, vero?
Non dovresti, non è colpa tua.

Ti spiego cosa è successo: sei una nuova vittima delle fake news.

Cosa sono le fake news?

Riprendendo la definizione scelta da Wikipedia, si tratta di:

“articoli redatti con informazioni inventate, ingannevoli o distorte, resi pubblici nel deliberato intento di disinformare o diffondere bufale attraverso i mezzi di informazione tradizionali o via Internet, per mezzo dei social media”.

Il punto centrale, che certamente merita un’analisi, è quello dell’intenzionalità.

Non stiamo parlando di errori in “buona fede”, rettificati appena possibile. Queste notizie sono scritte e diffuse con l’intenzione di indurre in errore il lettore.

Perché?

Beh, gli obiettivi possono essere diversi:

  •  aumentare il traffico al proprio sito web (basta convincere il lettore a “cliccare” sull’articolo)
  • squalificare i propri competitors (non per nulla, durante i periodi elettorali, il fenomeno è molto più diffuso!)
  • condizionare i comportamenti o le scelte delle persone
  • creare allarmismi

Le notizie false esistono da sempre, con la differenza che fino a qualche anno fa avevano vita breve, oggi possono contare su una potenza di diffusione senza precedenti.

Inoltre, altro elemento di novità rispetto al passato, i social sono molto “democratici” nella diffusione delle informazioni: impaginano le notizie in modo omogeneo, che tu sia la più importante testata nazionale o l’ultimo dei giornaletti.

Infine, nell’era del “tutto e subito“, è sempre più facile leggere e condividere i contenuti senza accertarsi delle fonti, soprattutto se si tratta di notizie che vengono incontro alle proprie idee (fenomeno psicologico chiamato “pregiudizio di conferma”).

Come si comporta il mondo? 

Un recente sondaggio, condotto dalla BBC in 18 paesi, rivela che non solo il 62% degli adulti americani si informa attraverso i social media, ma anche che la diffusione delle notizie false in rete preoccupa “abbastanza o molto” ben il 78% degli intervistati.

Le notizie false più popolari, infatti, sembrano essere condivise molto più delle notizie prodotte da media accreditati.

 

 

Fortunatamente, con il passare del tempo, sono sempre più i giganti del web (da Facebook a Google) che si sono attivati per contrastare questo fenomeno.

È il caso, ad esempio, del Facebook Journalism Project.
Lanciato quest’anno, mira a rafforzare la collaborazione tra il “social blu” e i produttori di contenuti informativi, dalle grandi testate alle realtà più ristrette.

Mark Zuckerberg, ha avviato una campagna di assunzione di nuove risorse per contrastare proprio le fake news (notizia di questi giorni è che i nuovi assunti per questo settore passeranno addirittura dai 3.000 dello scorso anno a 10.000).

Come reagisce l’Italia? 

È stato presentato il 31 ottobre 2017 a Roma, dal Presidente della Camera Laura Boldrini e il Ministro dell’Istruzione Valeria Fedeli, il primo progetto di educazione civica digitale per il contrasto all’informazione spazzatura.

È un decalogo, intitolato #bastabufale, destinato agli studenti delle scuole medie e superiori (sono 4,2 milioni solo in Italia).

L’obiettivo principale è quello di diffondere, tra i più giovani, gli strumenti per risalire alla fonte delle notizie e distinguere le informazioni corrette da quelle scorrette.
Ecco di quali temi tratta:

  1.  Condividi solo notizie che hai verificato
  2. Usa gli strumenti internet per verificare le notizie
  3. Chiedi le fonti e le prove
  4. Chiedi aiuto a una persona esperta o a un ente competente
  5. Ricorda che anche internet e i social network sono manipolabili
  6. Riconosci i vari tipi negli stili delle notizie false
  7. Hai un potere enorme, usalo bene
  8. Dai il buon esempio

…ma come, si chiama decalogo e i punti sono solo 8?

Sì, perché saranno gli stessi studenti a compilare gli ultimi due punti, in seguito a incontri e discussioni con gli insegnanti.

 

Per concludere, ti dirò che il fenomeno delle fake news è in crescita, così come sembrano esserlo le accortezze prese dalle varie realtà che hanno il potere di contrastarle.

Quello che puoi fare TU, nel frattempo, è porti un micro-obiettivo: quello di controllare l’origine delle informazioni lette suoi social (perlomeno quelle che ti sembrano piuttosto bizzarre, esagerate, o particolarmente “acchiappa clic”!) prima di ricondividerle tra tutti i tuoi contatti e dare il via ad una diffusione poi difficilmente rettificabile.

Ti sembra una perdita di tempo? Pensa a quanto può esserlo restare convinti di una cosa irreale per…

minuti

ore….

giorni!!!

 

Claudia Prosperi

Social Media Manager
Clevermarketing

 

P.S. Sapevi che il 2 aprile si celebra, in tutto il mondo, l’International Fact-Checking Day?
Una giornata pensata per sensibilizzare l’opinione comune al tema del controllo delle notizie…
…credi sia un caso che si festeggi proprio il giorno dopo quello del pesce d’aprile??

About the author

Il mio lavoro ideale è quello in cui bisogna pensare al "modo migliore per dire qualcosa a qualcuno", analizzando che cosa è quel qualcosa e chi è quel qualcuno. Vivo per viaggiare, con la mente ad ogni ora del giorno, con il trolley appena mi è possibile.

Claudia Prosperi
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